La mia ormai trentennale esperienza in ambito ospedaliero, mi ha condotto, con prepotente richiamo, a conseguire la specializzazione in consulenza pratica. Perché? Perché è soprattutto nei  luoghi di cura che la domanda sul senso della vita urla forte, forse perché è proprio la sofferenza, l'angoscia, la paura del dolore che pone prepotentemente tale quesito, quesito che penetra nelle trame più intime dell'essere umano. Affrontare il dolore costituisce una delle sfide più gravose, sia per il senso di ciascun esistenza che, ancor di più, per gestirlo con le persone di cui ci si prende cura.  Attraverso lo studio della consulenza ho avuto modo di instaurare con diversi pazienti un dialogo che definirei dell'anima, comprendendo e accarezzando la loro sofferenza, le loro incertezze, vedevo in loro una visione del mondo e della vita meritevole del più profondo rispetto, ho cercato e cerco, non senza difficoltà, un'empatia di complicità, di solidarietà, affinché la sofferenza, sia fisica che psichica, possa essere, almeno minimamente, alleviata. Sovente le domande poste sono: "Perché proprio a me?" Perché soffrire? Come posso affrontare il dolore? Ricordando Jaspers, il filosofo non offre risposte, ma ha le competenze di chiarificare l'esistenza, è ciò ha un grande valore terapeutico e curativo.